La colorazione delle fibre tessili rappresenta forse il passaggio più inquinante dell'industria dell'abbigliamento. Richiede acqua (tantissima) e l'utilizzo di sostanze chimiche che hanno un impatto sull'ambiente.
Proprio per questa ragione l'avventura di Rifò nel mondo dell'abbigliamento sostenibile è iniziata con le fibre rigenerate dal cashmere e dal jeans, che grazie alla selezione per colore dei vecchi indumenti, non necessitano di una nuova colorazione.
Nel momento in cui abbiamo iniziato a lavorare con il cotone rigenerato - che in genere non proviene dai vecchi indumenti ma da scarti industriali di colore grezzo - tingere le nostre creazioni è diventata in certi casi una necessità.
Dopo aver utilizzato le prime tinture tradizionali a base coloranti chimici, abbiamo sentito il bisogno di interrogarci su alternative più sostenibili.
Così è nata la nostra capsule di capi tinti senza ricorrere a sostanze sintetiche, attraverso i pigmenti disponibili in natura, che garantiscono ad un capo una maggiore biodegradabilità. Quelli di origine vegetale ricavati dal mallo della pesca, dalle noci e dalla clorofilla; e quelli di origine minerale ottenuti da terre vulcaniche della zona del mediterraneo.
Dopo aver approfondito molto il tema vogliamo raccontarvi tutte le cose interessanti che abbiamo scoperto sui processi di colorazione dei tessuti. Quelli che sono sostenibili, quelli che lo sono meno e quali sono i vantaggi e gli svantaggi di scegliere tinture naturali oppure affidarsi alle tecniche più comunemente utilizzate.
- 1 Cosa sono le tinture naturali?
- 2 Differenze tra colorazione naturale e chimica dei tessuti
- 3 Impatto idrico delle tinture tessili
- 4 Tinture naturali e biodegradabilità
- 5 Impatto sulla salute dei lavoratori
- 6 Quali sono le colorazioni più impattanti?
- 7 Vantaggi e svantaggi delle tinture naturali
- 8 I capi Rifò a base di tinture naturali
Cosa sono le tinture naturali
Le tinture naturali sono pigmenti di particolari colori estratti o ricavati da risorse disponibili in natura. Possono provenire dal mondo organico vegetale, animale oppure dai minerali.
Esempi di coloranti animali utilizzati fin dall'antichità sono la cocciniglia, estratta proprio dal guscio di questo insetto; oppure la porpora, che è un mollusco marino. Tra i vegetali un esempio è invece l'indaco, il cui blu proviene dalla macerazione delle foglie di questa pianta ed è stato storicamente usato per la colorazione del jeans. Le tinture minerali sono invece delle polveri provenienti direttamente da rocce e terre, per l'esempio l'ocra, con il tipico giallo dato dall'ossido di ferro.
Tingere attraverso i pigmenti naturali comporta delle differenze di processo e di risultato rispetto alla tintura tramite pigmenti di sintesi, che rendono queste tecniche possibili solo per piccole produzioni e difficilmente standardizzabili. Per questo sono insostenibili per il fast fashion e per le produzioni su larga scala. Motivo per cui questo tipo di lavorazioni sembra ancora al riparo dal green washing.
Differenze tra colorazione naturale e chimica dei tessuti
Il processo:
Da un punto di vista del processo i vari step da seguire per tingere i tessuti utilizzando i pigmenti naturali non sono molto diversi dalle colorazioni a base di colori di sintesi.
Qualunque tintura, naturale o di sintesi, prevede in genere quattro fasi, e tutte richiedono l'utilizzo di acqua:
• Purga: il tessuto viene lavato in modo che sia depurato da eventuali impurità che non farebbero attecchire il colore.
• Fissativo: l'applicazione di un mordente che aiuta a far sì che il colore si leghi con le fibre.
• Tintura: il tessuto e il colore vengono inseriti dentro alla macchina e tramite un passaggio in acqua ad alte temperature - variabili in base al materiale e alla colorazione - avviene l'effettiva colorazione del capo.
• Risciacquo: la fase in cui si risciacqua il tessuto ormai tinto per scaricare il surplus. In questo passaggio occorre gestire correttamente le sostanze utilizzate per tingere che finiranno negli scarichi. Oggi esistono sistemi di depurazione delle acque che permettono limitare la dispersione delle sostanze chimiche dannose nell'ecosistema.
Tuttavia è proprio in questo passaggio che si trova il maggior vantaggio delle colorazioni naturali, essendo completamente biodegradabili sono a impatto zero per le falde acquifere.
Allora cosa cambia in fase di processo tra tinture naturali e tinture di sintesi?
L'artigianalità. Le tinture naturali sono polveri che occorre saper dosare correttamente, e questo prevede molti più passaggi manuali rispetto alle tinture chimiche. Il lavoro viene svolto per mezzo di elementi meno controllabili e più soggetti ad irregolarità e imperfezioni, rispetto all'utilizzo di composti chimici creati in laboratorio appositamente per lo scopo di colorare i tessuti.
Inoltre i bagni di colore a base di pigmenti naturali sono possibili solo per piccole quantità di tessuti, indicativamente dai 5 ai 10 kg, il che rende impossibili queste lavorazioni su larga scala.
Il risultato:
Le colorazioni naturali coprono una gamma limitata di colori pastello e, a differenza di quelle sintetiche, non potranno mai avere colori accesi e saturi.
Questo perché i pigmenti naturali vanno a coprire le fibre, invece di legarsi chimicamente a queste.
Per questa ragione le colorazioni naturali avranno sempre toni delicati e leggermente disomogenei, poiché ogni risultato è irripetibile.
Utilizzare le sostanze coloranti disponibili in natura, rispetto a quelle create in modo standard in laboratorio, comporta un margine di imprevedibilità del risultato finale, che rende ogni capo unico.
L'imprevedibilità inoltre riguarda anche il concetto di solidità del colore.
Con il termine solidità si intende la capacità del colore di un tessuto di rimanere intatto nel tempo e di non essere modificato da agenti esterni quali acqua e luce.
Nel caso dei coloranti naturali, benché si riesca comunque ad ottenere degli ottimi risultati, la solidità non è la stessa di coloranti di sintesi.
Il tempo e i lavaggi avranno sicuramente un effetto sui naturali, anche se a nostro avviso rimane tutto nell'ambito di tessuti "da vivere”, che anche attraverso questi cambiamenti raccontano la loro storia.
L'impatto idrico delle tinture tessili
Il consumo di acqua
Abbiamo già detto che la tintura dei tessuti implica un ingente utilizzo di acqua. È difficile stimare quanta perché tutto dipende da molte variabili: i tessuti che vogliamo tingere, le sostanze utilizzate per farlo e il risultato desiderato.
Possiamo però farci un'idea di massima considerando un rapporto materiale/bagno da 1/20 a 1/40, per qualsiasi passaggio della tintura che richiede acqua. Questo significa che per tingere 1 kg di tessuto, che equivale a circa due paia di pantaloni, servono diversi passaggi (almeno quattro: purga, fissativo, tintura e risciacquo) che richiedono da 20 ai 40 litri di acqua ognuno, per un totale che varia dagli 80 ai 160 litri di acqua.
Il consumo di acqua non è però l'unico impatto generato dalla colorazione dei tessuti. Ci sono anche tutte le sostanze utilizzate che finiscono negli scarichi e quindi di conseguenza nel mare.
A Prato, uno dei distretti tessili più grandi d'Italia, negli anni del boom economico si diceva che era possibile capire i colori di tendenza guardando il colore del fiume Bisenzio.
Oggi le cose sono molto cambiate, si sono fatti molti passi avanti per salvaguardare l'ambiente da un processo così impattante. A questo proposito sono nati vari consorzi di depurazione delle acque, grazie ai quali le tintorie del distretto possono riutilizzare l'acqua riciclata grazie alla depurazione per le loro attività.
Se prendiamo però atto di tutto l'impegno che è necessario per salvaguardare l'ambiente dalle sostanze usate per le tinture tessili di sintesi chimica, utilizzare colorazioni naturali assume un valore grandissimo. Anche nel caso in cui queste sostanze finiscano in mare, per esempio, non avrebbero un impatto negativo sugli ecosistemi.
Tinture naturali e biodegradabilità
Se i capi tinti utilizzando i pigmenti naturali non inquinano in fase di produzione, non inquineranno nemmeno quando raggiungeranno la loro fase di fine vita.
Per parlare della biodegradabilità di un capo occorre infatti considerare almeno due aspetti: la composizione che deve essere naturale e pura e quali coloranti sono stati utilizzati.
I coloranti naturali contribuiranno a far sì che il capo non disperda nell'ambiente sostanze dannose, anche se dovesse essere abbandonato per anni a biodegradarsi nel suolo.
Gli impatti delle tinture dei tessuti sulla salute dei lavoratori
Quando siamo stati a visitare le tintorie che si occupano delle nostre tinture naturali abbiamo capito cosa cosa vuol dire tingere i tessuti.
In una tintoria si trovano tantissime grandi lavatrici e asciugatrici, e in ognuna di queste avviene una specifica fase della lavorazione. Nonostante si tratti di un processo industriale, la presenza della figura umana è comunque necessaria per spostare il lavoro da una macchina all'altra e impostare correttamente i dosaggi dei coloranti.
Come succede per qualunque lavoro che prevede il contatto costante con sostanze chimiche potenzialmente dannose, i rischi legati alla salute richiedono l'utilizzo di dispositivi di protezione.
Durante le nostre visite abbiamo notato per esempio che le persone lavorano costantemente con la mascherina e c'è grande attenzione rispetto delle norme sanitarie per prevenire il rischio di malattie legate al lavoro, come il cancro alla pelle, la dermatite, infezioni alle vie respiratorie e delle mucose.
Possiamo solo immaginare cosa avviene in una tintoria in un paese del Far East asiatico, dove non esistono tutele per i lavoratori e il fast fashion decide di portare le proprie produzioni. Anche per questa ragione promuovere l'utilizzo di tinture naturali e iniziare a portare questo prodotto sul mercato ci è sembrata una giusta strada da intraprendere.
Quali sono le colorazioni sintetiche dei tessuti più impattanti?
Eh sì, non tutti i colori si fanno allo stesso modo e alcuni sono più impattanti di altri. Premesso che i processi variano molto e che esistono decine e decine di sostanze coloranti diverse, possiamo affermare che i colori che richiedono un maggiore utilizzo di energia, acqua e di risorse in generale sono quelli scuri, come il nero per esempio.
Questo perché i colori scuri o anche quelli molto accesi necessitano lavaggi più lunghi e a temperature più alte rispetto ai colori chiari, inoltre richiedono una maggior concentrazione di coloranti chimici sintetici.
L'impatto delle colorazioni varia anche in base ai materiali da tingere. Per tingere il poliestere per esempio occorre arrivare ad un temperatura compresa tra i 118 e i 135 gradi sotto pressione, mentre per una colorazione tradizionale su cotone sono sufficienti 90°.
Ricapitolando: vantaggi e svantaggi delle tinture naturali
Ecco un piccolo elenco che ci aiuta ad avere chiari i principali vantaggi e svantaggi delle tinture naturali e chimiche nel tessile:
Tinture naturali:
• Biodegradabilità
• Processo più artigianale e di difficile industrializzazione
• Difficoltà nel riprodurre lo stesso identico colore su larga scala
• Colorazioni pastello dall'effetto unico
• Costo elevato
Tinture a base di colori di sintesi:
• Impatto negativo sulla biodegradabilità del capo
• Facilmente industrializzabile e riproducibile su larga scala
• Possibilità di realizzare qualunque colore
• Costo di realizzazione contenuto
I capi Rifò a base di tinture naturali
Hai visto la nostra capsule di capi colorati utilizzando tinture minerali provenienti da terre di origine vulcanica e i capi in seta dai colori di origine vegetale?
Queste sostanze coloranti biodegradabili vengono prodotte in Italia e nell'area del Mediterraneo e sono possibili solo per piccoli bagni di colore e piccole produzioni.
I pantaloni Elettra e Brando, l'abito Gemma e il twin set composto da Renza e Realma sono ora in prevendita ad un prezzo speciale, per produrre solo quello che serve e diminuire ancor di più il loro impatto sull'ambiente.
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Sunny, 15 May 2024, 14:41 CEST
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