Non bastano i materiali rigenerati a fare un capo sostenibile, anche i processi di produzione sono importanti.
Noi di Rifò lo sappiamo bene: produrre una linea di abbigliamento e volerlo fare nel modo più sostenibile possibile è una sfida quotidiana.
Vuol dire mettersi in discussione ogni giorno e allo stesso tempo mettere in discussione le logiche di produzione più rodate e definite da anni di esperienza aziendale. L'economia di scala ad esempio, per la quale producendo di più si riesce a ridurre il costo del prodotto singolo.
Da sempre uno dei pilastri di Rifò è quello di produrre solo quello che serve, in modo da evitare la sovrapproduzione.
Crescere come azienda però ci porta ad avere la necessità di produrre volumi più importanti, e quindi a chiederci quale sia la strada più corretta per farlo.
Abbiamo scritto questo articolo perché ci siamo detti che è giusto condividere con le persone che ci seguono anche quei percorsi più tortuosi e critici, non solo gli aspetti indiscutibilmente positivi, come la riduzione dei nostri consumi di acqua o i risparmi di CO2.
Per questo in questo articolo spiegheremo cosa vuol dire fare economia di scala e racconteremo la nostra via per superarla.
Cosa significa economia di scala applicata alla moda?
Il termine economia di scala sta ad indicare il rapporto che c'è tra la quantità di beni che viene prodotta da un'impresa ed il costo unitario del prodotto finito.
All'aumentare dei volumi di produzione diminuisce il costo unitario del bene.
È come quando al supermercato troviamo un'offerta 3x2: più ne compriamo e meno paghiamo la merce singolarmente. Stessa logica.
Così i brand che producono su larga scala riescono a tenere bassi i costi di:
- materie prime
- produzione
- prodotto finito
Come? Acquistando grandi quantità di materiale e producendo tanto, così da chiedere sconti a catena su tutta la filiera. Il tutto senza pensare troppo alla reale domanda del mercato.
In questa logica chi produce su larga scala accetta di guadagnare meno sul singolo prodotto, perché conta su una vendita massiva e sulle grandi catene di distribuzione, in grado di garantire i profitti.
Poco importa se di quanto prodotto, una buona parte verrà distrutta a fine stagione per far posto alla nuova collezione e ai nuovi trend da seguire.
Il risultato dell'economia di scala si chiama quindi sovrapproduzione ed è il prezzo che il pianeta sta pagando per permetterci di trovare in un grande magazzino una t-shirt a 4,99 €.
Riciclato ma sovrapprodotto
Negli ultimi anni abbiamo assistito ad una vera e propria esplosione dell'interesse intorno alla sostenibilità. Quest'ultima ormai è diventata parola d'ordine di marketing, e perciò anche chi produce su larga scala ha dovuto fare i conti con questa nuova richiesta dal mercato. Per questo i materiali riciclati e prodotti attraverso processi etici sono sempre più richiesti.
In tutto ciò la buona notizia è questa: sono le persone, con la loro sensibilità verso un consumo etico, che hanno innescato un cambiamento.
La cattiva è che per ora siamo fermi all'utilizzo di fibre sostenibili, o almeno così presentate, senza una vera riflessione sull'impatto dei processi produttivi.
È il caso del poliestere e del poliammide rigenerato, ultimamente utilizzatissimo da tanti brand in particolare nelle collezioni di costumi da bagno di grandi catene. Ma come sono stati prodotti questi capi? Dove? E poi, quante bottigliette di plastica monouso dovremmo ancora continuare a produrre per poter fare questo filato rigenerato?
Perché l'economia di scala non può essere sostenibile
Ricapitolando: produrre utilizzando materiali riciclati ma farlo su larga scala è un paradosso, per due motivi fondamentalmente.
Ad uno abbiamo fatto riferimento poco fa: il rischio della sovrapproduzione.
Come detto, l'eventualità poi di distruggere l'invenduto resta più conveniente rispetto all'ipotesi produrre su una piccola scala, affidandosi ad artigiani locali.
Dello scandalo della distruzione di tonnellate e tonnellate di indumenti nuovi hanno parlato importanti testate giornalistiche, sia riguardo brand di fast fashion come H&M, ma anche per marchi di lusso come Burberry.
Arriviamo al secondo motivo che rende l'economia di scala poco attenta all'ambiente. Ovvero il luogo dove questa avviene.
Va da sé che i grandi numeri al più basso costo, si ottengono producendo dove il costo del lavoro è basso. Molto spesso queste grandi produzioni avvengono in Cina, Bangladesh, Nord Africa, Vietnam.. dove le tutele per i lavoratori sono molto più blande rispetto a quelle esistenti nell'unione Europea.
Un impatto sui diritti dei lavoratori del settore tessile, ma anche sull'ambiente. Poiché le materie prime e i loro derivati vanno dislocati e trasportati consumando grandi quantità di CO2.
Il dilemma del brand sostenibile
"Ok, ma non è vero che in Italia non si produce su larga scala". È vero. Proprio per questo ci teniamo a raccontarvi il nostro dilemma.
Per esempio, per essere pignoli, anche noi di Rifò nel nostro piccolo stiamo facendo economia di scala se chiediamo ai nostri artigiani di produrre 50 maglioncini invece di 10. Come fare però per evitare di produrre più del necessario?
Ci sentiamo molto fortunati del successo dei prodotti Rifò, ma allo stesso tempo consapevoli di essere come un equilibrista che cammina sul filo di un rasoio.
La via di Rifò per evitare la sovrapproduzione
Per continuare ad ascoltare le persone, i loro bisogni reali e soddisfare una domanda in crescita abbiamo deciso di allungare i tempi di attesa del nostro modello di pre-ordine.
L'anno scorso ci siamo resi conto che due sole settimane ci portavano spesso ad avere subito articoli out of stock, a volte appena dopo la fine della pre-vendita. Così abbiamo capito che produrre in tempo reale, quasi su richiesta non poteva essere una via percorribile.
Quest'anno proviamo chiedere uno sforzo alle persone che acquistano i nostri prodotti. Così facendo diamo ai nostri artigiani il tempo per poter gestire una produzione più importante.
Ci rendiamo conto che in un mondo fatto di "consegna entro domani se ordini entro 4 ore", dove "domani", magari è domenica, stiamo facendo qualcosa di fuori dagli schemi. Lo facciamo perché crediamo nelle persone e nella loro autentica voglia di cambiamento.
Tutti i nostri capi in cashmere rigenerato sono attualmente in produzione e arriveranno alle persone per l'inizio di Novembre, giusto in tempo per i primi freddi. Qui trovi tutti i nostri più recenti prodotti in pre-vendita.
Oltre a questo abbiamo deciso di mettere in atto una strategia di vendita leggermente diversa anche con i negozi che acquistano i nostri prodotti, chiedendo anche a loro di fare ordini programmati, in modo da soddisfarli senza dover stoccare troppa merce nel nostro magazzino.
Ancora una volta non abbiamo scelto la soluzione più semplice, ma quella della trasparenza.
E dato che ci vogliamo basare proprio sui bisogni reali, ci fa piacere ricevere dei feedback.
Siamo infatti curiosi di conoscere i tuoi. Puoi scriverceli qua sotto oppure attraverso tutti i nostri canali, social, e-mail, ma anche con una telefonata...
Dicci la tua sull'economia di scala, sulle giuste strategie per evitarla e sulle nostre pre-vendite.
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