Saper leggere le certificazioni nel mondo della moda e dell'abbigliamento può sembrare difficile. Per questo vogliamo elencare le più importanti per noi e cosa significano concretamente per i nostri capi, creati sempre cercando di aver il minor impatto ambientale e il maggior impatto sociale possibile.
Green washing o reale impatto positivo?
Innanzitutto, cosa sono le certificazioni per un brand di moda e perché nascono?
I contesti economici e legislativi di ogni paese ne determinano le logiche produttive, e possono variare molto. Riguardano i materiali, i processi, l'attenzione all'ambiente e alle persone. Per questo un linguaggio universale che limiti lo sviluppo di meccanismi autoreferenziali e il possibile greenwashing, è utile a garantire standard e criteri universalmente riconosciuti.
Ovviamente, è da considerare che le certificazioni per un'azienda sono a pagamento. Gli stessi enti certificatori sono aziende, e per questo perseguono obiettivi di profitto. Pertanto l'ipotesi di conflitto di interesse non è da escludere a priori.
Certificazioni nei materiali
Detto ciò, le certificazioni rappresentano le uniche garanzie per l'acquisto di materiali sostenibili. Quali sono quindi le certificazioni che abbiamo scelto per i nostri materiali riciclati e quali sono per noi i più accreditati e significativi?
GRS - Global Recycled Standard
Probabilmente il più importante per Rifò. La maggior parte dei materiali che utilizziamo possiede questa certificazione rilasciata dall'ente Italiano ICEA. Un materiale tessile GRS garantisce che un prodotto contenga almeno il 20% di materiali riciclati e che venga prodotto seguendo criteri ambientali e sociali rigorosi.
RCS - Recycled Claim Standard
A differenza di GRS, la certificazione Recycled Claim Standard, è focalizzata solo sull'origine e sulla quantità di materiale rigenerato presente in un prodotto finito, che deve essere almeno al 5%. Meno restrittiva rispetto a GRS, RCS pone molti meno controlli sull'impatto chimico del riciclo tessile.
RWS - Responsible Wool Standard
Questa certificazione, dedicata in particolare alla produzione di lana vergine, attesta che gli animali non siano stati maltrattati. In particolare ci si riferisce al mulesing, diffuso negli allevamenti intensivi, che prevede l'asportazione della coda e di una parte di tessuto anale e perianale della pecora di razza Merino.
La certificazione RWS è presente nei nostri prodotti nel caso in cui il filato che utilizziamo contenga percentuali di materiale vergine. È il caso del nostro light cashmere, più fine del classico cashmere, che per essere realizzato necessita di fibre più lunghe e contiene il 30% di cashmere vergine.
Oeko-Tex Standard 100
Una delle certificazioni più diffuse in ambito tessile e dell'abbigliamento. Certifica che i tessuti e i prodotti tessili non contengano sostanze chimiche nocive per la salute umana. Il marchio Oeko-Tex Standard 100 è riconosciuto a livello globale e si applica a vari prodotti, dai vestiti ai tessuti per la casa.
Organic Content Standard
È una certificazione che verifica la presenza e la quantità di materiale biologico in un prodotto finito. L'OCS traccia il percorso delle materie prime biologiche dalla loro origine fino al prodotto finale lungo la catena di approvvigionamento, ma non si occupa degli impatti ambientali o sociali della produzione.
Il cotone che abbiamo scelto, 50% riciclato e 50% organico possiede questa certificazione.
Certificazioni della filiera produttiva
Esistono poi certificazioni che si concentrano non solo sui materiali, ma su come quel prodotto è stato realizzato. Per esempio:
Fair Trade
La certificazione Fair Trade si estende lungo tutta la catena di fornitura per garantire condizioni di lavoro eque. Copre tutte le fasi della produzione, dall'approvvigionamento delle materie prime fino alla lavorazione e al confezionamento, garantendo salari equi, condizioni di lavoro sicure e pratiche commerciali sostenibili.
In questo momento stiamo lavorando per ottenerla come Rifò nel 2025, e vi terremo aggiornati sugli sviluppi.
Audit e enti di certificazione
In alternativa per poter dimostrare la trasparenza di un brand e l'etica dei processi produttivi esistono enti che si occupano di certificarlo con un punteggio.
Per la nostra filiera per esempio abbiamo scelto Bureau Veritas, che ha effettuato delle indagini dirette in presenza su tutta la filiera, dando dei veri e propri punteggi per ogni area: dall'illuminazione e il riscaldamento degli ambienti di lavoro, fino alla correttezza dei contratti nelle aziende dei nostri fornitori. L'80% dei nostri fornitori è risultato conforme a questi standard, mentre sul restante 20% che non ha passato in prima battuta la completa conformità, stiamo lavorando per sensibilizzare sempre più e incoraggiarli al miglioramento. Qui puoi leggere i dettagli sui risultati dell'audit.
Certificazioni aziendali
Le certificazioni aziendali sono un'altra cosa ancora, non accertano gli standard di un prodotto o di un processo produttivo, ma ciò che avviene all'interno della vita di un'azienda: se si tratti di un ambiente inclusivo, come sono retribuiti i dipendenti, se sono presenti benefit aziendali e quanto questa azienda si impegna per la sostenibilità ambientale.
A questo proposito non possiamo non citare il punteggio B Corp, certificazione che ci accompagna da Novembre 2020. B Corp è un movimento non profit che certifica le aziende che hanno un alto standard di impatto ambientale e sociale, ad oggi più di 4000 in 77 paesi nel mondo.
Dal 2020 ad oggi il nostro punteggio B Corp è cresciuto, da 99.9 a 123.7, grazie soprattutto alle azioni in termini di welfare aziendale e flessibilità che abbiamo messo in campo per migliorare le condizioni lavorative dentro Rifò. Puoi leggere di più in merito nel nostro Sustainability Report.
Come valutare un brand in base alle certificazioni
Le certificazioni sono utili sia per le persone, sia per i brand.
Un utente che sa leggerle correttamente può decifrare l'impegno di un brand e valutare il rischio di green washing. A livello aziendale invece questi enti terzi aiutano nel mettersi a confronto con altre realtà, che in quel momento sono "giudici" del proprio operato. Spesso ci è capitato di utilizzare questi banchi di prova per settare nuovi obiettivi e tendere ad un costante miglioramento per il futuro.
Tuttavia siamo profondamente convinti che le certificazioni non siano tutto. Ci piace l'idea che portare la nostra community dentro alle aziende, dagli artigiani che si trovano a pochi km da noi, mostrare come un vecchio maglione possa diventare una nuova fibra sostenibile e metterci la faccia, sia la cosa più semplice, concreta ed efficace per dimostrare la nostra trasparenza e sostenibilità nella vita vera. Lo facciamo per esempio con i Textile Tours, dei tour dedicati che organizziamo insieme ad altre aziende del distretto tessile per far scoprire alla community tutto il processo di rigenerazione degli indumenti.
Per noi la certificazione più bella è poter aprire le porte dei nostri uffici a chiunque in qualsiasi momento.
In conclusione, un capo riciclato e certificato per esempio non per forza sarà sostenibile, se poi la produzione avviene su larga scala e promuovendo il sistema della sovrapproduzione. Quindi bene sapere leggere le certificazioni, ma ancora meglio è sviluppare uno spirito critico verso l'industria dell'abbigliamento.
Tu cosa ne pensi? Ti ha aiutato questo articolo a districarti nel mondo delle certificazioni ambientali?
Scrivicelo nei commenti.
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