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Archeologia industriale a Prato: viaggio nei luoghi dove è nata la rigenerazione tessile

Che cos'è che ci attrae tanto delle vecchie fabbriche, degli spazi industriali abbandonati oppure riconvertiti a nuovi utilizzi?

Il fascino che sprigionano, la storia industriale che li ha attraversati e la rigenerazione urbana della quale possono essere potenzialmente portatori.

In questo articolo di blog vorremmo parlare di archeologia industriale legata al settore tessile della nostra città, Prato, che nel panorama toscano ha contribuito in modo consistente alla nascita di fabbriche e opifici nel corso dell'800 fino al miracoloso boom economico del dopoguerra. 

Si tratta di luoghi abbandonati, rigenerati oppure ancora in attività, dove sono nati mestieri e vengono custodite tracce di un passato industriale, che spesso ci sorprende per l'ingegnosità e la capacità di ottimizzazione delle risorse a disposizione.

Tra l'altro, proprio nella zona di Prato, nel 1975, per la prima volta in Italia venne attivata la catalogazione della dei manufatti di Archeologia Industriale, fatto che testimonia l'importanza che questa zona ha da sempre conferito al patrimonio storico industriale.

Nasce la fabbrica e si sviluppa la città

Il nostro viaggio può iniziare proprio dai nostri uffici. Nei pressi di Piazza Ciardi infatti venne costruito negli anni '20 del 900 il complesso industriale del lanificio Calamai. Il progetto, curato dagli architetti Poggi e Gaudenzi, arrivò nel 1927 ad avere un'estensione di 28.000 metri quadri, dei quali 22.500 coperti. Intorno alla fabbrica si sviluppò di conseguenza un nuovo tessuto urbano e tutto un quartiere operaio, di cui anche Piazza Ciardi faceva parte.

Ma a stupire non è solo l'imponenza del progetto, che faceva nascere contestualmente un nuovo quartiere industriale in città. La cosa che più ci ha sorpreso è la testimonianza della presenza di un binario che dalla vicina stazione di Prato Porta al Serraglio, finiva direttamente all'interno di un settore della fabbrica, oggi demolita. 

fabbrica-calamai-archeologia-industriale

Il collegamento nasceva per una questione pratica: trasportare all'interno della fabbrica direttamente i cenci e gli stracci che viaggiavano via treno e a Prato finivano da tutto il mondo per essere rigenerati. Tutto ciò a testimonianza del ruolo centrale che la fabbrica e la rigenerazione dei cenci ricoprivano già per l'economia della città.

Carta Topografica Laniera 1918 - Le Cattedrali dell'Industria - L'Archeologia Industriale in Toscana, Pagliai Polistampa |

In questa carta topografica risalente al 1918 sono rappresentate con dei pallini rossi tutti i 134 opifici lanieri presenti nel comune all'epoca. Molti erano concentrati nei dintorni della stazione di Porta al Serraglio, che funzionava come scalo merci.

Il progetto di mappatura dell'archeologia industriale di Prato

La storia delle fabbriche di Prato è legata non solo al tessuto urbano ma anche all'area montana che sovrasta la città, dove molte attività nacquero fin dalla fine dell'800, anche per mano di imprenditori provenienti da fuori regione, come nel caso della Peyron Nord, fondata dall'imprenditore piemontese Angelo Peyron nel 1896.

Ex Lanificio Peyron Nord - © SC17 |mappa archeologia industriale prato

Perché l'Appennino pratese? Principalmente per la sua vicinanza con il fiume Bisenzio, dove l'acqua significava abbondanza di energia. Molti lanifici nacquero infatti come riconversione di antichi mulini montani. L'acqua era inoltre una risorsa necessaria per far funzionare le stracciatrici, ovvero le macchine che trasformavano i vecchi cenci in nuova lana meccanica.

Industrial Heritage Map - © SC17 |mappa archeologia industriale prato

Per scoprire le tracce dei luoghi dell'archeologia industriale in tutta l'area di Prato, anche nella zona dell'Appennino di Prato segnaliamo il progetto di TAI, Tuscan Art Industry,  Industrial Heritage Map, una mappa digitale creata dall'associazione culturale Studio Corte 17, che classifica lo stato dei luoghi industriale esistenti come Rovina, Abbandono, Sottoutilizzo, Riutilizzo, Rigenerazione, In attività.

Elaborando i dati presenti emerge questo quadro dello stato attuale degli edifici post-industriali a Prato:

archeologia industriale prato

Su 155 edifici catalogati, 64 versano in stato di abbandono, ovvero il 41%, mentre il 10% sono rovine, edifici ormai quasi irrecuperabili.

Archeologia industriale, rigenerare il tessuto urbano

Se c'è una cosa che possiamo imparare dalla disciplina dell'Archeologia Industriale è che economia e urbanizzazione sono parte dello stesso sistema e si sviluppano una in base all'altra, trasformando la faccia delle città.

In un momento storico in cui economia circolare, riciclo e rigenerazione, sono parole chiave dello sviluppo economico, anche i luoghi dove queste tradizioni sono nate potrebbero essere valorizzati maggiormente.

L’Ex Fabbrica anonima Lanificio Calamai di Pier Luigi Nervi, a Prato. (ph. Fernando Guerra FG+SG fotografia de arquitectura) |

Siamo convinti che si possa fare ancora molto per trasformare questi edifici, un tempo protagonisti dell'economia, e dare loro un nuovo ruolo nella società. "Rigenerare" le loro storie. Proprio come si rigenera un vecchio cencio.

Ti piacerebbe visitare i luoghi dell'archeologia industriale di Prato? Diccelo nei commenti perché stiamo pensando di organizzare qualcosa al riguardo!

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