Moda a KM 0, inoltre significa per Rifò riuscire a ridurre gli sprechi, producendo solo quello che è necessario.
Questo modello legato alla prossimità e alla valorizzazione e recupero delle tradizioni produttive, si è rivelato una buona opzione anche in un momento attraversato da incertezza economica e crisi dovuta alla pandemia di Covid-19.
Diciamo sempre che Rifò non sarebbe potuta esistere se non a Prato. In questo articolo di blog ti spieghiamo il perché.
Il distretto tessile di Prato
Essendo nati a Prato godiamo infatti di una vicinanza privilegiata ad un bacino di offerta produttiva che ha pochi eguali in tutta Italia e in Europa.
Confezioni, maglierie, accessori, lavorazioni particolari: tutto quello che un designer o un product developer sogna a Prato c'è.
Se a questo aggiungiamo il fatto che la rigenerazione delle fibre, in particolare della lana nasce proprio a Prato più di 100 anni fa, diventa ovvia la scelta di impiantare Rifò nel terreno fertile del distretto pratese.
Molto spesso però tutte queste maestrie e competenze rischiano di passare in secondo piano e di essere associate solo alla produzione legata alla grandissima comunità cinese presente nella nostra città.
Il settore tessile a Prato è molto più di questo luogo comune, è una tradizione industriale antica e varia che ha rappresentato e continua a rappresentare un'avanguardia di settore.
Così come spesso le aziende cinesi si sono fuse in questo tessuto industriale, adattandosi agli standard esistenti e dando vita ad aziende con produzioni di qualità.
La prossimità come modello economico
Un concetto a cui teniamo molto e che caratterizza il progetto di Rifò è quindi la prossimità, applicata al modello di produzione di Moda a km 0.
Essere vicini agli artigiani ci permette di poter seguire da vicino e passo passo ogni step della produzione, di sapere effettivamente come viene fatto un capo e quale impatto ha sull'ambiente.
Questo ci aiuta anche in fase di design perché ci permette di tenere in considerazione i limiti di ogni prodotto e limitare gli sprechi.
Il processo produttivo così diventa a volte anche co-creazione grazie alle conoscenze degli artigiani, ascoltarli significa molto spesso ottimizzare, oltre che per noi una conoscenza profonda di come un capo di abbigliamento passa dall'essere un'idea a un oggetto reale.
Ma non solo: grazie alle piccole produzioni vicine alle quali ci affidiamo, riusciamo a permetterci di produrre quasi in real time, ascoltando davvero il mercato e le sue necessità.
Questa fantastica opportunità l'abbiamo tradotta in un sistema: la prevendita.
Flessibilità e piccole produzioni
Cosa distingue quindi Rifò da un altro brand di moda sostenibile?
La possibilità che questa vicinanza ci dà di effettuare una prevendita. Significa lanciare un capo prima ancora che questo venga prodotto, in modo da produrre solo quello che effettivamente il mercato richiede. Il tutto sulla base indicativa degli ordini ricevuti.
Questo per Rifò significa uscire dalle logiche del sistema moda.
La prossimità con i produttori ci permette infatti di passare un ordine la settimana prima per la settimana dopo. Se i nostri fornitori si trovassero in Cina o in Portogallo tutto questo non sarebbe semplicemente possibile.
Oltre a dislocare le proprie produzioni in paesi lontani i grandi brand e la moda fast fashion, devono rispettare i tempi dell'industria dell'abbigliamento che sono dettati da eventi, fiere e collezioni stagionali.
La produzione locale come alleata per vincere la crisi
Quando qualche mese fa è arrivata l'incertezza economica dovuta al Covid-19, benché spaventati, abbiamo pensato di essere molto fortunati a lavorare con dei fornitori così vicini.
Questo ci ha fatto sentire più forti. Eravamo insieme e stavamo condividendo tutti le stesse paure.
Anche in questo caso il vantaggio di una produzione a KM 0 è stato impagabile rispetto ad un modello produttivo legato alla dislocazione.
Nello specifico, poter contare su piccole produzioni, che non necessitano tempi molto lunghi di programmazione, ci ha permesso ancor di più di essere flessibili rispetto alle incertezze del mercato.
Secondo noi di Rifò è in questa direzione che deve andare un'industria della moda più sostenibile. Produrre poco, oggetti con una storia e un significato, con orizzonti temporali non troppo lontani per rischiare meno e non sprecare.
Insieme a questo è importante snellire le catene di produzione che esistono oggi, cercando di uscire dalle logiche delle collezioni stagionali che dettano la creatività agli stilisti.
Mettere in moto la creatività, giocare, riscoprire, recuperare, parlare con gli artigiani. Sono tutti pilastri di una moda a Km 0 più sostenibile.
Noi di Rifò ci crediamo e tu?
1 commento
MIC Spa è una azienda di Verona, produciamo filo da cucire ecosostenibile, riciclato e biodegradabile.
Aderiamo inoltre alle certificazioni GRS e GOTS e abbiamo iniziato un percorso di certificazione della sostenibilità della nostra produzione attraverso la 4 sutainability di Firenze (https://www.4sustainability.it/aziende-4s/).
Uno dei nostri core business è, da sempre, il Denim. Siamo nati come azienda nello sviluppo e nella fornitura del filo da cucire per il mondo del jeans. Ci interessa il mondo del km 0 e ci stiamo impegnando per seguire un trend che speriamo vedrà l’abbattimento nei prossimi anni dell’inquinamento nel mondo del tessile che, come sappiamo, è il secondo settore più impattante al mondo.
Siamo quindi in grado di fare la nostra parte che, anche se marginale, visto che la percentuale di filo da cucire sui capi è bassa, riteniamo sia comunque importante.
Necessitiamo però di un aiuto per farci conoscere e per raggiungere il mondo dei produttori a km 0 che sappiamo esistere ma che evidentemente sfuggono dai consueti canali mediatici.
Possiamo creare un contatto ?
Attendo un vostro cenno di risposta attraverso la mia mail.
Saluti e grazie.
Lascia un commento