Viviamo in un’epoca nella quale il ritmo della quotidianità è sempre più frenetico. Mangiamo di corsa nei fast-food, compriamo con un semplice click e riceviamo gli acquisti in tempi brevissimi. Le app del nostro smartphone ci permettono di raggiungere qualsiasi informazione in pochi secondi e anche il modo di acquistare l’abbigliamento ha subito questa accelerazione non controllata. Compriamo vestiti che costano meno di un panino e non li facciamo durare nemmeno una stagione. Giusto il tempo che esca una nuova collezione e l’ultimo cappotto finisce direttamente nell’immondizia, dopo averlo indossato forse solo un paio di volte. Questo tipo di abitudine sta recando molti danni all’ambiente e di conseguenza anche al genere umano. È possibile riuscire a cambiare questa tendenza negativa? Assolutamente sì. La soluzione si chiama slow fashion.
Cosa è lo slow fashion?
Con questo termine inglese, che tradotto significa “moda lenta”, viene indicato un diverso approccio al consumo che insegna al consumatore ad acquistare abbigliamento:- creato per durare nel tempo
- lavorato da una manodopera pagata in maniera equa
- realizzato con materiali di qualità ed ecosostenibili.
Un modo di vestirsi quindi che ha come obiettivi principali la salvaguardia del pianeta e il miglioramento delle condizioni lavorative. Questo tipo di moda si distanzia totalmente da quella che viviamo tutti i giorni, ovvero la fast fashion. Quella che ci porta letteralmente ad assaltare i negozi quando scattano i saldi per uscirne con un numero non quantificato di sacchetti pieni zeppi di abiti comprati a basso costo. Scegliendo la slow fashion si decide di acquistare di meno ma con maggiore qualità e la certezza di una durata più lunga. Senza che tutto questo impedisca al consumatore di essere vestito alla moda.
Gli svantaggi della fast fashion
La fast fashion, diversamente dalla slow fashion, non fa altro che alimentare la tendenza del consuma e getta. È utile partire dal costo molto basso dell’abbigliamento per comprendere al meglio tutti gli svantaggi di questa moda veloce.- Scarsa qualità. Se un capo arriva a costare meno di un gelato significa che innanzitutto è fatto con materiale di qualità scadente.
- Sfruttamento della manodopera. Stabilendo un prezzo stracciato, l’azienda che si occupa della creazione degli indumenti non ha altra soluzione che fabbricarli in paesi in via di sviluppo dove i lavoratori percepiscono salari insufficienti e viene inoltre incentivato l’utilizzo del lavoro minorile.
- Inquinamento. Questi indumenti raggiungono la pattumiera in tempi molto rapidi. E qui si verifica il danno maggiore, ovvero il mancato riciclo. Tonnellate di abbigliamento vengono lacerate ogni anno, invece di essere riutilizzate, diventando così una delle cause principali dell’inquinamento del nostro pianeta. La moda infatti si qualifica al secondo posto in questa triste classifica, dietro solo al petrolio.
Inquinamento e isole di plastica
I numeri che riguardano i danni nei confronti della terra sono impressionanti. L’industria della moda causa il 20% dello spreco globale di acqua e provoca il 10% delle emissioni di anidride carbonica. Inoltre, per le coltivazioni del cotone viene utilizzato il 24% di insetticidi e l’11% di pesticidi su scala mondiale. Giusto per avere un’idea più chiara, la lavorazione di un paio di jeans assorbe 11 mila litri di acqua. Legato all’inquinamento c’è anche l’incapacità di sfruttare l’abbigliamento una volta che questo viene buttato. Infatti, secondo i dati delle Nazioni Unite, solo l’1% viene riciclato, mentre l’85% finisce dritto in discarica. Questa moda veloce e a basso costo è tra i fattori che hanno causato la formazione negli oceani di vere e proprio isole di rifiuti. Al momento se ne contano sei e ognuna di loro ha ricevuto un nome. La più nota è la “Great Pacific Garbage Patch”, situata nell’Oceano Pacifico e le cui dimensioni fanno accapponare la pelle. Si stima infatti che la sua estensione vada dai 700.000 km² ai 10 milioni di km². Nel peggiore dei casi corrisponderebbe agli Stati Uniti d’America. Anche le altre non sono da meno, si tratta sempre di cifre che partono dal milione di km² di grandezza.
Perché scegliere una moda etica e responsabile?
Optare per una moda lenta, etica e responsabile è un passo imprescindibile per il consumatore. Un piccolo cambiamento delle proprie abitudini sarebbe in grado di dare vita a un gigantesco miglioramento delle condizioni del pianeta e quindi della vita degli esseri umani. Anche l’economia ne beneficerebbe, visto che le aziende produttrici non dovrebbero attuare una delocalizzazione dei propri stabilimenti. Questo porterebbe inoltre anche alla riduzione dello sfruttamento della manodopera nei paesi meno sviluppati e soprattutto ridurrebbe il lavoro minorile. Risvolti positivi che ci sarebbero quindi anche per lo Stato, che potrebbe dare così più lavoro ai propri cittadini e accelerare l’economia interna. Noi di Rifò siamo un esempio in questo campo, in quanto produciamo capi e accessori di alta qualità, tutti derivanti da fibre tessili 100% rigenerate. In questo modo possiamo garantire al consumatore un prodotto che vale il suo prezzo e non facendo del male al nostro pianeta.
2 commenti
Thank you for promoting the essence of slow fashion through your insightful blog post. Your commitment to sustainability and ethical practices is truly inspiring. I appreciate the informative content that sheds light on the importance of mindful consumption and its positive impact on our planet. Keep up the great work in advocating for a more sustainable future!
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Rifò – Circular Fashion made in Italy replied:
Hello Sunny,
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Sunny, 18 Jun 2024, 09:41 CEST
Molto interessante e bello
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Rifò – Circular Fashion made in Italy replied:
Grazie tante Anna per il tuo apprezzamento! Speriamo sia stata un’utile lettura :)
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