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Cosa significa lana mulesing free e quali sono le alternative a questa pratica

Rifò utilizza per la sua collezione invernale un filato composto al 95% da cashmere rigenerato e al 5% da lana merinos vergine certificata RWS (Responsible Wool Standard), che dona resistenza e robustezza al filato.

Quando abbiamo letto nella descrizione della certificazione del nostro filato il termine mulesing free, abbiamo voluto approfondire cosa significasse esattamente questa tecnica di allevamento e tosatura delle pecore.

Sapevamo che il mulesing aveva a che fare in generale con una sofferenza per l'animale, considerato non come un essere vivente, ma più come un oggetto, una risorsa, da cui ricavare la maggiore quantità di lana nei tempi più rapidi possibili. Anche a costo di ferire l'animale durante la tosatura.

Non immaginavamo però che fosse una tecnica di allevamento consolidatasi negli anni '30 in Australia, che prevede l'asportazione della coda e di una parte di tessuto anale e perianale in particolare della pecora di razza Merinos.

Perché? Al fine di prevenire il diffondersi di infezioni nella parte posteriore dell'animale. Questa infatti è esposta costantemente agli escrementi e alle sostanze umide, che creano l'habitat ideale per gli attacchi delle mosche che vi depositano le loro uova. Tali infezioni oltre a portare sofferenza nell'animale, costringono gli allevatori a dover scartare una gran quantità di lana, con ricadute sui loro introiti.

In cosa consiste il mulesing

La tecnica del museling nasce quindi nel 1929 in Australia, principale paese produttore di lana Merino, e porta il nome del suo inventore, John WH Mules. Quest'ultimo dopo aver visto il diffondersi tra le pecore dell'infezione data da miasi, parassitosi provocata dalla larva dei ditteri, ha per primo ha testato questa tecnica a dir poco drastica.

source:peta-sheep-mulesing

Come funziona? Per risolvere questo problema e prevenire le malattie, alle pecore viengono direttamente asportati parte dei tessuti posteriori, compresa molto spesso la coda, spesso senza nessun tipo di anestesia.

Lo scopo di questo è far sì che i nuovi tessuti che si formano siano più lisci e che non siano presenti pieghe e insenature dove si possano insediare le infezioni.

La caratteristica della pecora Merinos infatti è proprio questa: una pelle rugosa, che permette la produzione di molta lana e allo stesso tempo favorisce il ristagnare di urina e sostanze umide, rendendo questo punto l'habitat perfetto per le mosche per deporvi le uova, soprattutto nella stagione più calda.

Le infezioni da miasi possono portare le pecore alla morte, come anche il trauma del mulesing. Questo infatti genera importanti perdite di sangue legate alle ferite, che spesso tra l'altro si infettano, ritornando punto e da capo.

Appare ovvio come per una razza di ovino così diffuso e allevato in modo massivo, lo scopo di questa tecnica non sia tanto quella di salvare la vita dell'animale, ma più che altro la produzione di lana. Se l'animale supererà il trauma del mulesing, una produzione di lana buona e pulita sarà assicurate per tutta la sua vita.

Il mulesing è legale?

Davanti a questo fenomeno impressionante la prima domanda che viene da farsi è: "ma il mulesing è davvero legale?"

La risposta è sì, ma non in tutti i paesi. Purtroppo lo è in Australia, dove secondo l'associazione PETA, People for Ethical treatment of animals, si concentra il 25% della produzione mondiale di lana Merinos

Secondo Wikipedia in Australia questa tecnica è ancora accettata e giudicata dall'Associazione Australiana dei Veterinari come una "soluzione non ideale, ma un necessario compromesso tra un'operazione dolorosa sul momento per l'animale, con dei vantaggi a lungo termine sul suo benessere".

Ovviamente il mulesing è frutto di discussione e polemica presso l'opinione pubblica australiana. In particolare il politico australiano Mark Pearson, dell'Animal Justice Party, porta avanti una battaglia per mettere in luce l'orrore di questa pratica e per rendere almeno obbligatoria un'anestesia precedente alla mutilazione dell'animale.

animal justice party australia mulesing

In Nuova Zelanda, invece, paese dove questa pratica è stata molto diffusa fino a poco tempo fa, il museling è stato messo al bando nel 2018, in seguito a pressioni ricevute da parte delle associazioni in difesa dei diritti degli animali.

Tra le altre zone del mondo dove si allevano in modo massivo le pecore Merinos troviamo il Sud Africa e l'America del Sud in generale. In questi casi l'attività del mulesing però sembra essere molto meno diffusa.

In particolare abbiamo trovato una dichiarazione dell'Associazione Nazionale dei produttori di lana in sud Africa dove si attesta che il mulesing è una pratica "condannata" e che il 90% degli allevatori del paese si dichiarano mulesing-free.

Per quanto riguarda il sud America invece pare che il clima rigido non porti a evidenti rischi di infezione nella parte posteriore degli animali, il che non rende diffusa la pratica di mulesing.

Alternative Mulesing free per contrastare le infezioni negli animali

A incentivare il prolificare di larve e infezioni nelle zone a rischio dell'animale, pare essere infatti in buona parte il clima caldo e umido dell'Australia, inadatto da questo punto di vista all'allevamento delle pecore Merinos. 

Questa razza è stata selezionata nel corso del tempo proprio per avere una pelle il più possibile rugosa, abbondante e quindi ricca di pelo.

Se a un innaturale sovraccarico di pelliccia uniamo il clima caldo dell'Australia, risulta evidente come le sofferenze legate alle infezioni siano provocate proprio dall'azione dell'uomo e dall'allevamento intensivo e disinteressato.

Proprio per questo il mulesing oggi potrebbe essere evitato, attraverso un allevamento più slow e accurato, meno orientato alla quantità ma alla qualità del prodotto.

Tra le soluzioni percorribili principali per evitare la tecnica del mulesing: 

  • controllo e pulizia tramite spruzzo degli animali unite a tosatura delle parti a rischio
  • trappole per mosche da installare nei dintorni dei greggi
  • allevamento e selezione di razze con una minore crescita di lana, quindi più adatte ai climi caldi dell'Australia

Il filato mulesing free di Rifò

Come anticipato, il filato utilizzato da Rifò è certificato Mulesing free, poiché il 5% di lana vergine che si affianca al 95% di cashmere rigenerato, ricade nella certificazione Responsible Wool Standard, le cui specifiche recitano:

"On farms, the certification ensures that sheep are treated with respect to their Five Freedoms1 (1 The Five Freedoms are internationally recognized standards for the protection of animal welfare, consisting of: 1. Freedom from hunger or thirst; 2. Freedom from discomfort; 3. Freedom from pain, injury or disease; 4. Freedom to express (most) normal behavior; 5. Freedom from fear and distress. (Source: Farm Animal Welfare Council)) and also ensures best practices in the management and protection of the land. The standard is globally applicable to all breeds of sheep, and mulesing is strictly prohibited." 

"Negli allevamenti, la certificazione garantisce che le pecore siano trattate nel rispetto delle loro Cinque Libertà (1 Le Cinque Libertà sono standard riconosciuti a livello internazionale per la protezione del benessere degli animali, consistenti in: 1. Libertà dalla fame o dalla sete; 2. Libertà dal disagio; 3 . Libertà da dolore, lesioni o malattie; 4. Libertà di esprimere (la maggior parte) comportamenti normali; 5. Libertà da paura e angoscia. (Fonte: Farm Animal Welfare Council)) e garantisce anche le migliori pratiche nella gestione e protezione del terreno. Lo standard è applicabile a livello globale a tutte le razze di pecore e il mulesing è severamente vietato."

La certificazione RWS è uno strumento che permette ai brand di poter affermare con certezza come gli animali sono stati trattati per produrre la lana, andando a verificare anche come tutto il processo produttivo della materia prima non rischi di inficiare il lavoro degli allevatori virtuosi.

responsible-wool-standard-certification

Già in passato avevamo parlato di lana vegana. Pensiamo infatti che i maglioni Rifò possano rappresentare un'alternativa vegan per chi ha scelto il cruelty-free, in quanto prodotti attraverso il riciclo di materia prima e non tramite il suo sfruttamento diretto.

Siamo molto felici di poter affermare che anche il 5% di lana dei nostri maglioni è stata prodotta attraverso un processo per il quale nessun animale è stato maltrattato.

Per conoscere un'alternativa di maglioni e abbigliamento in lana mulesing free e vegan, visita il nostro sito web e scopri i maglioni sostenibili di Rifò.

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