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L'economia circolare motore della ripresa post pandemia

Quando lo scorso anno la pandemia globale ha colpito tutto il mondo, le persone chiuse nelle loro case sono state messe davanti ad un fatto: tanti, troppi vestiti negli armadi. Troppe cose usa e getta, fatte per essere buttate via dopo pochi utilizzi.

D'improvviso è aumentato molto il bisogno di liberarsene. Abbiamo aperto i nostri armadi e abbiamo iniziato a scavare a fondo, guardandoci anche un po' dentro. Così il decluttering, l'ordine o semplicemente trovare una destinazione o una modalità di smaltimento per tutte quelle cose ritenute inutili, sono diventati temi d'attualità, un possibile motore della ripresa post pandemia.

 

L'economia circolare, applicata non solo al campo tessile, sta così diventando la promessa di cambiamento che penetra ogni campo dell'economia e che ci auguriamo possa davvero essere una chiave di svolta verso un modello di consumo e di produzione più sostenibile.

Quali settori circolari possono guidare la ripresa post Covid?

Ma come possono i rifiuti diventare davvero il motore di una nuova economia circolare post Covid-19

Ci sono settori dell'economia che possono trasformarsi facilmente in circolari, perché magari lo sono sempre stati, o perché hanno da un punto di vista tecnologico delle facilitazioni. Altri invece devono ripensarsi e fare ricerca per seguire questa direzione.

In questo report della Fondazione Ellen Mcarthur, viene fatto un interessante focus su quelle che sono le strategie e le opportunità di business più interessanti per costruire una ripresa economica a basse emissioni di CO2, idee che vanno anche oltre alla concezione di economia circolare legata al riutilizzo dei rifiuti.

Questi alcuni tra i settori più promettenti elencati dall'ente di ricerca:

  • Settore delle costruzioni, tramite efficientamento energetico, materiali ecologici e provenienti da scarti
  • Mobilità ibrida, condivisa e multimodale
  • Packaging riutilizzabile e riciclabile
  • Moda circolare, fatta con materiali riciclati, ma anche rivendita di oggetti usati
  • Cibo, in relazione non solo alla filiera produttiva ma anche all'ottimizzazione degli scarti e dell'invenduto

Quali sono i rifiuti che possono essere riciclati?

Purtroppo non tutto può essere riciclato e molto dipende dalla progettazione efficiente degli oggetti.

Riguardo al settore tessile, lo abbiamo detto più volte e lo abbiamo spiegato anche in un video, le fibre con 3, 4 materiali diversi in composizione sono sicuramente più difficili da trattare e danno luogo ad un prodotto riciclato di qualità inferiore.

Questo concetto per estensione, può essere applicato a vari ambiti. A quello del packaging per esempio. Quante volte infatti troviamo delle confezioni composte sia da plastica che da carta difficili da smaltire correttamente? 

Che si tratti della confezione dove è stato messo il pane a supermercato, di un  maglioncino o di un oggetto di arredamento, per sapere cosa si può riciclare e come farlo nel modo giusto, la regola da applicare è poi sempre la stessa. Si tratta di guardare l'etichetta composizione, la scatola, il materiale ed in generale chiedersi "di che cosa è fatto quello che sto comprando?", "per quanto tempo potrà essere utilizzato?", "come lo smaltisco?".

L'importanza del riuso, del riciclo e l'ottimizzazione degli scarti

Ciò che ci sembra molto interessante rispetto al report di Ellen Mcarthur è che il concetto di economia circolare non viene declinato solo attraverso l'idea del riciclo, ma anche attraverso quello del riutilizzo.

Ci sono molti modi per fare economia circolare e far parte di questo cambiamento. La chiave non è solo trasformare un rifiuto in una nuova risorsa ma allungare il più possibile la vita delle cose, ritardare il loro stato di rifiuto, ottimizzando e scartando la minore quantità possibile di materiale prodotto.

Le tecnologie legate al riciclo infatti hanno bisogno di ricerca, innovazione e infrastrutture per fare dei passi avanti ed avere ricadute concrete. Inoltre servono ancora passi importanti da un punto di vista legislativo: la svolta propulsiva per l'economia circolare basata sul riciclo consiste nel considerare un vecchio indumento non come un rifiuto tessile ma come un bene dal valore economico, una merce di scambio e non qualcosa semplicemente da smaltire.

vecchi-indumenti-cashmere-riciclo

A differenza del riciclo, il riuso e l'ottimizzazione delle scarti sono invece dei modelli di business, oltre che delle abitudini quotidiane, molto più semplici da mettere in pratica, anche partendo dal basso.  

Sempre a proposito di packaging per esempio, si moltiplicano le realtà che lavorano per trovargli un senso e soprattutto renderlo riutilizzabile più e più volte. La startup finlandese Repack per esempio, che ha creato un sistema di packaging robusto per il commercio online, che può essere utilizzato all'infinito. Noi lo abbiamo scelto da poco meno di un anno e la risposta da parte delle persone è stata ottima: circa il 15% dei nostri clienti lo ha scelto, nonostante l'extra costo di 3 €.

Rifò-Repack

Tra i nuovi modi di riciclare, un'attenzione particolare è poi ricoperta dagli scarti di produzione, proprio come motore dell'economia circolare

Se partiamo dal  presupposto che tutto ciò che viene prodotto ha avuto un impatto sull'ambiente, niente merita di essere buttato o sprecato.

Questo concetto è facilmente applicabile all'abbigliamento. Noi di Rifò per esempio, in una scala molto piccola, stiamo creando prodotti zero waste, fatti con il materiale d'avanzo delle produzioni che altrimenti verrebbero buttati via.

scarti-produzione-polo

Ma lo stesso approccio può (ed è già) applicato al settore del cibo e della ristorazione per esempio, dove troppo spesso cibo ancora perfettamente commestibile viene buttato. Tanto per dare qualche numero in Europa solo il 16% degli scarti di cibo viene rivalorizzato, e lo spreco alimentare nel mondo genera ogni anno 1,6 miliardi di tonnellate di rifiuti. 

L'industria tessile motore dell'economia circolare

Tornando al nostro settore, quello tessile, secondo Ellen Mcarthur acquistare un abito di seconda mano permette di risparmiare circa 1 kg di rifiuti, 3040 litri di acqua e 22 kg di CO2. 

Se, come sostiene il report, il trend dell'acquisto di indumenti usati crescerà da qui a 10 anni, un ruolo importante riguarderà comunque anche la produzione di abbigliamento. Riusciremo a produrre abiti fatti per durare a lungo come succedeva prima dell'avvento del fast fashion?

Noi di Rifò abbiamo accettato la sfida. Proprio con questa mission lavoriamo quotidianamente per costruire un brand di moda circolare basato su materiali rigenerati ma anche longevi.

Scopri le nostre collezioni in jeans, cotone e cashmere rigenerato nel nostro shop online!

1 commento

Francesca

Dobbiamo iniziare a farci qualche domanda in più prima di fare acquisti. Questa è l’unica soluzione.
———
Rifò – Circular Fashion made in Italy replied:
Verissimo, questo è parte della nostra Rifolution!

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