Poco tempo fa è balzata su tutti i giornali la notizia che una famosa squadra di calcio italiana, la Juventus, ha creato la terza maglia raccogliendo la plastica riversata nei mari. Una maglietta fatta di plastica? Ma è possibile? Certo che sì! Questo non è l’unico esempio di come gli scarti possono essere utilizzati per creare qualcosa di nuovo. Molti grandi brand stanno investendo sempre di più in materiali innovativi come per esempio gli scarti della produzione di vino per la pelle vegetale, le reti da pesca, l’olio di ricino, camere d’aria dismesse. E ci sono davvero tantissimi altri esempi. Potrà sembrarti fantascienza, ma si tratta semplicemente del sistema che l’uomo dovrà utilizzare per salvare il pianeta. Creare dagli scarti. Ma come funziona? Quali sono i residui che si possono utilizzare? Probabilmente non sai ancora come questo processo si svolga e quali siano i protagonisti. Seguimi e andiamo a scoprirlo insieme.
Cosa sono gli scarti?
Potrai pensare che tutto ciò che ti sembra uno scarto di produzione, viene considerato tale. Invece non è così. Sintetizzando l’articolo del testo unico ambientale, che sottolinea come il rifiuto sia qualsiasi sostanza od oggetto di cui il detentore si disfi o abbia l’intenzione o l’obbligo di disfarsi, per essere considerato uno scarto tale prodotto deve soddisfare determinate condizioni. Se viene utilizzato con certezza nello stesso o in un nuovo processo di produzione, senza che vengano adottati trattamenti diversi da quelli che sono utilizzati di norma nel settore di riferimento per quella materia e se l’utilizzo è legale, sarà considerato un
sottoprodotto e non un rifiuto.
Da dove provengono gli scarti?
L’esempio che ti ho fatto prima della maglietta della squadra di calcio fatta utilizzando la
plastica presa nei mari, ti avrà sicuramente dato un’idea sul fatto che gli
scarti riutilizzabili possono veramente arrivare da qualsiasi parte. Anche noi di Rifò, per creare i nostri prodotti, utilizziamo scarti tessili e plastici per portarli a nuova vita, in modo da creare tessuti rigenerati dalle proprietà simili ai tessuti vergini ma senza impattare sull'ambiente.
Ma non solo la plastica, il cotone o la lana si possono riciclare. Ora ti segnalo alcuni esempi di come i resti vengano utilizzati nella miglior maniera possibile.
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Banane: Le foglie e i germogli della pianta vengono tagliati e bolliti utilizzando la soda, che permette di facilitare la lavorazione. Il risultato sono dei tessuti caratterizzati da grande morbidezza e pregio, dai quali si ricavano il Kimono, capi di abbigliamento e accessori cerimoniali tipici del Giappone. Questa tradizione tocca anche altri paesi asiatici, nei quali il tronco della pianta non viene buttato dopo la raccolta ma lavorato. Dalla lavorazione si ottiene l’ammorbidimento e successivamente le fibre.
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Ananas: Tramite la lavorazione delle foglie dell’ananas si ricava una fibra che somiglia alla seta ed è lucida, soffice e biodegradabile. Tale fibra viene utilizzata per realizzare abiti da sera, ma anche per tendaggi, divisori e paralumi.
- Arance e agrumi di Sicilia: Dagli scarti della lavorazione delle arance siciliane viene prodotto un tessuto innovativo. La materia prima è presente in abbondanza nella regione e permette ai produttori di risolvere la costosa fase dello smaltimento, creando un nuovo materiale. Il prodotto è morbido e lucente, adatto alla creazione di accessori per la moda.
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Fondi del caffè: Gli scarti del caffè vengono solitamente buttati o adoperati come fertilizzanti per piante e giardini. Ora invece i residui della bevanda vengono uniti al poliestere riciclato, dando vita ad un materiale tessile con caratteristiche simili ai tessuti sintetici. Isolamento, asciugatura veloce e capacità di assorbire gli odori. Ideale per i capi sportivi.
Cosa è riciclabile?
È importante sottolineare che teoricamente qualsiasi oggetto, prodotto, materiale potrebbe essere riciclato. Online puoi trovare una lista di oggetti che non vengono considerati riciclabili, ma probabilmente il processo costa talmente tanto che nessuno è stato in grado o ha voluto metterlo in pratica. Per quanto riguarda invece il settore tessile, ora scopriamo insieme quali sono i materiali naturali ecosostenibili più promossi:
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Cotone: Se coltivato biologicamente non richiede l’utilizzo di pesticidi, questo favorisce un basso impatto ambientale e riduce i rischi per la salute.
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Canapa: La coltivazione non richiede grandi quantità di acqua né di insetticidi. Materiale dal quale si ricavano corde, tessuti, oli per cosmetici, farine e carta.
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Juta: Considerata la seconda fibra più utilizzata dopo il cotone. Cento per cento riciclabile e biodegradabile. Utilizzata per creare involucri di beni agricoli, borse, tappeti e cinture.
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Bambù: Pianta forte e resistente viene adoperata per la costruzione di condotti d’acqua, ombrelli e stuoie.
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Ortica: Pianta che non richiede l’utilizzo di insetticidi e può essere coltivata nella stessa area per svariato tempo. Se ne ricava un tessuto robusto, antistatico, anallergico che può essere battuto e sfibrato per la tessitura di stoffe somiglianti alla canapa o al lino.
Conclusioni
Spero che gli esempi che ti ho descritto in questo articolo ti abbiano convinto dell’importanza e dell’utilità degli scarti di produzione. Immagino che non è facile pensare ad un oggetto che magari a te può sembrare inutile perché vecchio, scolorito o magari un po’ rovinato, come qualcosa che può essere utilizzato per dare vita a un nuovo materiale. È molto importante che cambi la tua mentalità e non etichetti più quello che consideri solo qualcosa da buttare nel cestino come ormai privo di utilità. Questo cambiamento ti porterà a non gettare con tanta facilità degli oggetti che utilizzi nella vita quotidiana, ma a informarti su dove poterli lasciare affinché se ne possa ricavare qualcosa. Non dimenticarti che da un piccolo cambiamento possono nascere grandi rivoluzioni. Vuoi vedere un esempio di prodotto rigenerato?
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