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Nascita di un tessuto: il telaio meccanico e la tradizione tessile di Prato

Il telaio è uno strumento antichissimo, legato prima di tutto alla civiltà umana e poi alla tradizione tessile. Le tracce più antiche di questa invenzione risalgono al neolitico. Abbiamo infatti testimonianza di antichi telai grazie a dipinti rupestri che ne mostrano l'utilizzo e la tecnologia elementare, basata su pesi in terracotta che tengono le fibre in tensione per essere intrecciate. Millenni di storia hanno trasformato il telaio e il lavoro che si è sviluppato intorno a questo utensile, fino ad arrivare al telaio a licci. Grazie proprio a queste parti del telaio è possibile creare tessuti, composti da ordito - i fili tesi verticalmente - e trama - i fili che scorrendo orizzontalmente si vanno ad intrecciare con l'ordito. Abbiamo già parlato delle complesse lavorazioni del telaio Jacquard in un articolo precedente del nostro blog, ma non avevamo ancora dedicato abbastanza spazio al normale telaio a licci. Parlare di questo oggetto, per noi di Rifò, significa molto di più rispetto allo spiegare solamente il suo funzionamento. Significa infatti parlare anche di un pezzo della nostra città, e spesso anche delle nostre famiglie. In questo articolo ti portiamo a scoprire questo strumento, per darti un'idea tecnica e per raccontarti come ha segnato la storia di Prato.

Il telaio tessile a licci, cos'è e come funziona

Ma facciamo un passo indietro, com'è fatto esattamente un telaio meccanico a licci? Come abbiamo spiegato in precedenza il telaio serve per intrecciare la trama e l'ordito del tessuto. La navetta, o spola, porta quindi il filo di trama avanti e indietro, che viene accostato al tessuto già formato attraverso il pettine.

tessitura-parti-del-telaio

I licci, sono invece dei telaini, che contengono le maglie dove passano i fili dell'ordito. Alzandosi e abbassandosi i licci, permettono la creazione dell'intreccio tra i fili di orditi e quello della trama. I licci devono essere almeno due, ma è possibile arrivare a un numero anche molto più alto, come nel caso del telaio ad 8 licci, utilizzato per tessere i teli multi-uso Rifò.

In generale il numero di licci varia in base alle evoluzioni di fili che compongono l’intreccio. Tanti più licci avrà il telaio, tanto più complicato potrà essere il disegno dell'intreccio del tessuto.

La diffusione dei telai nelle famiglie pratesi

Il primo telaio meccanico a licci viene installato a Prato intorno al 1870, all'interno del Lanificio Romei, una fabbrica , situata nella valle del Bisenzio in quella parte di Appennino che sovrasta la città. L'azienda dava lavoro a molti operai e si occupava di tutto il ciclo di rigenerazione delle fibre di lana, dalla dalla stracciatura, alla filatura e fino infine alla tessitura delle nuove stoffe. Nei primi del '900 i telai si diffondo in modo massiccio nel distretto tessile di Prato, dove chiunque disponeva di un po' di posto e poteva permetterselo acquistava un telaio e lavorava nei pressi di casa grazie a piccole commesse per altri imprenditori. In alternativa era proprio chi originava le commesse che fornivano i telai agli artigiani, che così lavorano da casa propria.

Nei garage, nei capannoni di tutte le dimensioni nasceva così il sistema-Prato, un'economia di micro artigiani e aziende familiari. Ognuna di queste responsabile di un piccolo pezzo di quella che oggi definiremmo una supply chain, una catena di fornitura appunto. Il fortissimo rumore dei telai era la colonna sonora della città, che portava i pratesi a parlare quasi sempre ad alta voce. Un brulicare di lavoro e operosità che si manifestava con lo sfrecciare per le strade della città di lunghe pezze di tessuto, panno di lana cardata in grande quantità.

AFT-Operai - Prato - 1955

Dall'archivio fotografico Toscano, Prato 1955 - Tessitore al telaio

Il rumore assordante dei telai disseminati nella città accompagna i pratesi attraverso buona parte del '900. Poi il sistema delle micro-imprese collassò e furono necessarie produzioni più grandi e strutturate. Nonostante questo ancora nel 1997, un articolo comparso sull'Unità riporta che sui 310 mila abitanti del distretto tessile Pratese, si stimano 16 mila addetti alla tessitura e 18 mila telai, circa 6 telai ogni 100 abitanti.

Riferimenti cinematografici al telaio: Madonna che silenzio c'è stasera

Non mancano i riferimenti cinematografici, che testimoniano come il telaio abbia segnato la storia di questa città. È il caso del film Madonna che silenzio c'è stasera, film diretto da Francesco Ponzi. Nel film Francesco Nuti, cerca lavoro a Prato e presto si imbatte nel telaio. Attraverso un racconto dai toni comici, il telaio è visto come un mostruoso marchingegno, responsabile di incidenti sul lavoro ma anche della inevitabile perdita dell'udito tessitori.

Telaio e tessuti rigenerati: gli esperimenti di Rifò

Attraverso il telaio a licci vengono prodotte la maggior parte dei tessuti oggi utilizzati, definiti a navetta, proprio per il pezzo che compone il telaio. Da quelli tecnici con materiali sintetici, fino al panno di lana. Il telaio con licci permette di creare tessuti con complesse fantasie e giochi di colori. Noi di Rifò non potevamo non sfruttare una tradizione ed un know-how presenti a Prato da oltre un secolo. Quindi abbiamo iniziato la nostra sperimentazione, la nuova frontiera dei tessuti ecosostenibili, con i produttori di tessuti riciclati, realizzati appunto a partire da filati rigenerati. Abbiamo progettato un tessuto a navetta in denim rigenerato e i coloratissimi teli multi-uso a fantasia e scialli colorati. Essendo composto da fibre più corte il filato rigenerato risulta più debole, per questo abbiamo dovuto prevenire la rottura del filo in fase di tessitura. Per il tessut0 denim di jeans rigenerato ed ecosostenibile abbiamo quindi utilizzato un filato doppio, ritorto a 2 capi, per prevenire una rottura troppo frequente del filo.

Nei teli Rifò invece abbiamo previsto la stesura di una bozzima sulla la tela di ordito. Si tratta di un'impercettibile strato colloso, rimosso in fase di finissaggio che rende il filato più resistente.

Per concludere

Trame, orditi, storie di uomini e donne, di tecnologie, di ottimizzazione, di lavoro di braccia ma soprattutto di testa. Quello che ci appassiona di più a Rifò è entrare nei capannoni dove ancora sopravvivono queste storie e raccontarvele.
rifò-telo-mare
Lo facciamo attraverso i nostri prodotti, che ne sono intrisi, perché anche voi possiate appassionarvi a quello che acquistate, perché ogni dettaglio vi apra un mondo. Anche tu hai in famiglia qualcuno che lavora o ha lavorato ai telai? Conosci altre storie come questa che raccontano il Made in Italy italiano? Scrivicelo nei commenti!


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